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Abbandono scolastico…cosa puo’ fare un professore

Abbandono scolastico…cosa puo’ fare un professore

La scuola può diventare un luogo elettivo per il disagio adolescenziale.

Se siete degli insegnanti di ragazzi adolescenti, lo saprete benissimo. Con molta probabilità vi sarà capitato di vedere i vostri alunni comportarsi in modo strano, bizzarro e persino violento. Spesso il disagio può portare il vostro alunno a voler abbandonare la scuola.

 

Ma perché il disagio si manifesta soprattutto a scuola?

Il ragazzo/a che vive con malessere questo periodo evolutivo, cercherà innanzitutto di trovare aiuto nel suo ambiente principale, la famiglia. Se i suoi tentativi saranno vani, il suo disagio si manifesterà in ambienti come la scuola, al fine di trovare delle risposte.

L’adolescente si rivolge alla scuola delegando il compito di accogliere e risolvere i suoi bisogni che in altre situazioni non sono stati captati. Il ragazzo attraverso i suoi comportamenti eclatanti, aggressivi, di solitudine , isolamento o abbandono scolastico, cerca di richiamare su di sé l’attenzione di un adulto che possa fornire l’aiuto necessario.

 

Come si riconosce un abbandono scolastico?

Ci può essere un abbandono esplicito e un abbandono mascherato.

Il primo si riferisce allo studente che abbandona la scuola interrompendo definitivamente gli studi. Il secondo, invece, riguarda l’alunno che continua a frequentare la scuola ma, si mostra poco partecipe e disinteressato al conseguimento dell’obiettivo finale.

Ecco alcune tipologie di abbandono o drop-out scolastico (Morrow 1986):

  1. Cacciati, allievi indesiderati che la scuola cerca attivamente      di allontanare da sé:
  2. Disaffiliati, studenti che      non provano attaccamento per la scuola e per le persone presenti al suo      interno, per questo motivo desiderano andare via;
  3. Droup-out-capaci, studenti che hanno la capacità di seguire il      programma ma non riescono a far fronte alle richieste di integrazione      sociale che provengono dalla scuola;
  4. Stop-out, allievi che lasciano la scuola per un certo periodo      di tempo, ma finiscono per ritornarci nel corso dello stesso anno      scolastico.

 

Cosa può fare un insegnante in questi casi?

Il ragazzo che manifesta un disagio può creare grandi interferenze nel proseguimento della didattica. L’insegnate ha un compito piuttosto impegnativo, che va ben al di là del suo ruolo istituzionale di educatore.

La prima cosa che un professore può fare è quella di riconoscersi le emozioni contrastanti che vive senza colpevolizzarsi.

In questi casi le emozioni ambivalenti nei confronti del ragazzo “problematico” sono frequenti (odio che si alterna a tenerezza, voglia di aiutarlo e voglia di cacciarlo).

È necessario, però, non rimanere soli in questa situazione. Bisogna parlarne anche con gli altri colleghi e chiedere un sostegno di altre figure professionali (psicologi, psicopedagogisti, psicoterapeuti) che possano sostenere gli insegnanti nel loro delicato incarico.

 

Il supporto offerto agli insegnanti dagli esperti esterni può essere realizzato con:

-interventi diretti alla formazione e all’aggiornamento dei docenti;

-incontri di supervisione degli interventi educativi, realizzati dai docenti all’interno del gruppo classe, per potenziarne le strategie operative.

Oltre agli interventi di formazione per i docenti, è importante che siano attivati degli interventi di supporto rivolti ai ragazzi e alle loro famiglie quali:

-Sostegno psicologico individuale offerto al ragazzo e/o alla sua famiglia

-Interventi di sostegno rivolti alla classe.

 

È auspicabile intervenire precocemente sui primi segnali di disagio che il ragazzo vive, per  diminuire le probabilità di abbandono scolastico e non creare un rallentamento o blocco della didattica.

 

 

D.R.

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