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Il disturbo ossessivo compulsivo, pur essendo classificato dalla versione quattro del DSM-IV tra i disturbi d’ansia è da molti considerato invece come entità nosografica autonoma,  è uno specifico disordine di natura psichiatrica che si struttura sulla base di un substrato di ansia.

Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi ricorrenti e persistenti che affliggono l’individuo e che da questo vengono percepite come invasive e inappropriate (o comunque fastidiose) e che provocano marcata sofferenza, presentandosi più e più volte al di fuori del controllo di chi li sperimenta. L’individuo si rende conto che i pensieri, le immagini o gli impulsi sono frutto della propria mente e tenta (inutilmente) di ignorare o sopprimere tali pensieri, immagini o impulsi, o di neutralizzarli con altri pensieri e comportamenti. (compulsioni)

Le compulsioni sono comportamenti o azioni mentali ripetitivi che l’individuo si sente obbligato a eseguire, come una sorta di rituale stereotipato, per difendersi da una certa ossessione. Vengono anche definite rituali o cerimoniali e sono messe in atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia. I comportamenti o le azioni mentali sono mirate a combattere le ossessioni; spesso, però, questi comportamenti o queste azioni mentali sono chiaramente eccessivi o non sono realmente connessi con l’ossessione che cercano inutilmente di neutralizzare. Le compulsioni possono riguardare diverse tematiche come la contaminazione, l’ordine, il controllo.

La caratteristica essenziale del disturbo ossessivo compulsivo è dunque la presenza di pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che creano allarme o paura e che costringono la persona a mettere in atto i comportamenti ripetitivi oppure le azioni mentali che vengono definite compulsioni.

Come curare il DOC

Il DOC è spesso considerato un disturbo a decorso cronico e invalidante, spesso refrattario ad ogni tipo di intervento terapeutico. La richiesta di trattamento è molto più frequente nei soggetti che presentano pensieri ossessivi spiacevoli o violenti e molto meno nei soggetti con compulsioni.

In caso di D.O.C. i farmaci e la psicoterapia non devono essere visti come alternativi l’uno rispetto all’altro. L’intervento psicoterapico, come rapporto medico-paziente strutturato in forma di psicoterapia, dovrebbe fare sempre da sfondo a qualunque tipo di intervento biologico ed è in grado di influenzare a volte profondamente il quadro clinico; una percentuale di pazienti che può variare dal 30 al 40% infatti non risponde alle terapie farmacologiche. In questi casi, il trattamento psicoterapico (o quello integrato psicodinamico – farmacologico) è quello di prima scelta.

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