L’adolescenza è un percorso di sperimentazione e come tale può essere vissuta come organizzante o disorganizzante. Può diventare un’occasione di crescita o rivelarsi luogo mentale di occasioni perdute o può anche presentarsi senza crisi evidenti, in cui i processi adolescenziali non vengono elaborati e superati e perdurano indefinitamente come tali per il resto della vita.
L’adolescenza rappresenta dunque uno dei momenti più critici della vita di ogni individuo: si manifestano cambiamenti fisici, ormonali, cerebrali e mentali.
Conflitti, devianze o…trasformazioni?
Molti dei conflitti che esplodono durante l’adolescenza dipendono dall’aumento delle pulsioni, contro le quali l’adolescente tenta di proteggersi utilizzando alcuni meccanismi di difesa.
Si verificano però anche grandi trasformazioni cerebrali con una forte attivazione del sistema limbico e un processo maturativo cerebrale che procede dai lobi occipitali a quelli prefrontali. Durante l’adolescenza avviene una «riprogrammazione neuronale» che dura molti mesi. In pratica nel cervello viene eseguita una raffinata selezione che elimina le connessioni inutili per fare spazio a quelle nuove e più efficaci, una vera e propria «potatura» . Si perdono dunque le connessioni più superficiali, mentre rimangono le connessioni in cui i ragazzi hanno appreso compiti e comportamenti, adattamenti e funzioni raffinate così come rimane l’impronta genetica ereditata dai propri genitori e i tratti di personalità che rimarranno immutati nel corso della vita.
A questo patrimonio biologico si aggiungerà ovviamente il potere plasmante delle esperienze!
Non è un caso difatti che un aspetto centrale di questo periodo della vita è la necessità di fare esperienze guidate dalla ricerca del piacere.
Talora tuttavia ricercare il piacere non vuol dire trovare il “giusto”modo di comportarsi e di essere. Proprio durante l’adolescenza possono infatti esordire le, così dette, condotte «devianti» che non sono riferibili necessariamente a condizioni di povertà e marginalità sociale.
L’adolescente infatti è alla ricerca di una risoluzione emotiva immediata e di facile consumo dei suoi conflitti; cerca nuovi legami sociali e la trasgressione dalle regole può costituire un modo per affermare autonomia e indipendenza dalle figure genitoriali, mettendo alla prova capacità fisiche e psichiche di entrambi.
I ragazzi quindi fanno cose che appaiono «stupide» o «pericolose» agli adulti perché così costruiscono la propria autostima, costruiscono rapporti, provano emozioni. E di fronte a comportamenti al limite gli adulti, che hanno dimenticato di essere stati adolescenti, si spaventano moltissimo assumendo un atteggiamento censorio, con divieti e punizioni. Tutti sistemi che generalmente «non funzionano» perché i ragazzi cercano nuovi modi per aggirare gli ostacoli e non rispettare le regole, talora in maniera estremamente ingenua, altre in modo più smaccato. Sembra che abbiano bisogno di camminare sul ciglio di un baratro… anche psicologicamente. È l’età in cui tutto è amplificato e il controllo dei genitori viene rifiutato con forza, con una bella porta in faccia. Eppure se guardiamo indietro, avremo molti esempi di amici con una adolescenza «preoccupante» che sono diventati adulti responsabili e integrati”.
Cosa posso fare per educare mio figlio e proteggerlo?
Gli adulti significativi presenti nella rete sociale hanno il difficile compito di cogliere le diverse espressioni dell’adolescente, hanno il compito di ascoltarlo e di curarlo, sostenendo la capacità, da parte dell’adolescente, di interrogarsi sul funzionamento della propria mente, sulle difficoltà di soggettivarsi in modo vitale e creativo.
Certamente tener presente della soggettività di ciascuno è il miglior modo per iniziare a comprendere qualsiasi situazione, ma quando si parla di adolescenti sarebbe opportuno riuscire a guardarli e seguirli, senza pretendere che si adeguino al nostro modo «adulto» di vivere o di vedere le cose. Guardare, osservare, senza stancarsi perché a loro volta loro hanno bisogno di questo sguardo che li fa sentire sicuri. Uno sguardo emotivo e discreto in cui loro sappiano che noi ci siamo e che siamo pronti a tendere una mano. Le regole devono esserci ma che non siano troppe e troppo rigide.
Infine credo si debba ricordare che l’adolescenza mette in gioco tutti, anche gli adulti.
È una esperienza di adattamento molto formativa e gratificante dove il successo non è il riuscire a far fare ai nostri figli quello che vogliamo, ma sottolineare e vedere che sono in grado di camminare con le loro gambe ovunque vogliano dirigersi nella vita. Insomma, e-ducare è condurre, seguire l’altro… non sostituirsi a lui.
C.P.