Le mie paure sono normali o forse rappresentano un disagio che non riesco a cogliere, né ad esprimere in altro modo?
Una breve analisi della fobia cercando di rispondere a questo interrogativo che, spesso, è difficilmente esplicitabile.
Il termine fobia deriva dal greco φόβος, phóbos e significa letteralmente “panico, paura” infatti la fobia è una del tutto inappropriata, esagerata reazione di forte paura di fronte ad uno stimolo che può essere un oggetto, un animale o una situazione.
Secondo Rapaport e Ismond (1996, p. 202) “le fobie comportano uno stimolo specifico o un innesco che, quando viene incontrato, da inizio a una reazione ansiosa o un attacco di panico”.
Spesso le fobie iniziano sin dall’infanzia (in particolar modo la paura estrema di animali o oggetti o del buio) mentre le fobie “sociali” hanno un esordio più comune in adolescenza.
È importante sottolineare che la paura nel disturbo fobico è persistente,non va mai via. Al contrario, momenti transitori in cui sono presenti delle paure, anche intense, provocate da determinati stimoli sono del tutto normali e possono far parte dello sviluppo sia del bambino che dell’adolescente.
La fobia, quando diventa un disturbo, deve avere innanzitutto una durata di almeno 6 mesi.
La persona che soffre di fobie riconosce razionalmente che la sua paura è inappropriata ed esagerata ma non riesce a non andare in ansia o in panico se posta di fronte alla situazione stimolo.
Chi soffre di fobie inizia ben presto ad evitare le situazioni che possono provocare quelle così intense e così spiacevoli sensazioni di terrore e avrà una sempre maggiore ansia anticipatoria ogni qual volta deve affrontare una situazione in cui può presentarsi lo stimolo “spaventante”.
Ad esempio Chiara una ragazza di 15 anni con fobia dei gatti ha sempre evitato case di amiche/amici se non era certa dell’assenza di felini in casa. Quando doveva recarsi dagli zii che avevano i gatti – e lei lo sapeva – pretendeva che gli animali fossero chiusi a chiave in una stanza altrimenti lei non riusciva a mettere piede in casa. Questo, spesso, provocava delle discussioni all’interno della famiglia e Chiara si sentiva allo stesso tempo estremamente in colpa, per il condizionamento che arrecava agli altri, e assolutamente non capita perché tutti cercavano di spiegarle che non succedeva niente (ma lei lo sapeva solo che non poteva farci nulla!) e molto arrabbiata.
Il disagio che si prova nella situazione specifica è talmente intenso che va ad interferire con il funzionamento della persona nei campi relazionale, scolastico o prestazionale.
La persona che soffre di fobie si sente incapace di gestire alcune situazioni e questo può compromettere la costruzione di una buona stima di sé.
Particolarmente complessa è la discriminazione tra situazioni di “normale” timidezza in adolescenza e situazioni in cui vi è una vera e propria ansia sociale, questo impedisce un intervento repentino e l’evitamento di una cronicizzazione della malattia.
Se una tua amica/o, tu o qualcuno a cui vuoi bene evita sempre una determinata situazione, quasi fuggendone, potrebbe avere un disturbo fobico. È, come sempre, importante intervenire al più presto.
Le paure, spesso tollerate nei bambini, diventano fonte di grande inadeguatezza in adolescenza e ancor più in età adulta con il rischio di compromettere l’ambito relazionale o la realizzazione professionale della persona che ne soffre.
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I.G.