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Mio figlio alle prese con l’identità

Mio figlio alle prese con l’identità

Si dice di ogni adolescente e/o giovane adulto che è alle prese con l’acquisizione di identità…Ma che vuol dire questa frase così astratta e a volte incomprensibile?

Quando capita a tuo figlio/a di essere alle prese con momenti di cambiamento tu resti spesso sbigottito e avrai affermato o forse solo pensato “non lo/la riconosco più” riferendoti a quel bambino/a che avevi imparato a conoscere e ora vedi modificarsi, cambiare tanto da stentare a riconoscere in lui/lei quelle caratteristiche che gli/le avevi sempre attribuito. E anche tu, assieme a lui/lei, sei costretto ad un cambiamento, a modificare il tuo punto di vista e/o a imparare ad osservare da più lati e, a volte, a comportarti come non avresti fatto prima o, almeno, come credevi a te non sarebbe MAI accaduto.

Eppure eccoti lì a pensare e ripensare su chi tu abbia veramente di fronte, su cosa appartiene davvero a lui/lei e cosa invece gli/le deriva da te, dal contesto sociale in cui è inserito se non da questo o da quell’amico e così via. Tu ci sei già passato da giovane ma adesso è diverso: ti dici che il mondo è cambiato, che le pretese e le attese verso tuo figlio/a sono altre rispetto a quelle cui hai risposto tu e vorresti proteggerlo dai tuoi “antichi” dolori, evitargli le tue stesse lotte o portarlo su quella che è la strada che credi sia adatta a lui. Eppure nulla è facile.

Forse iniziare ad avere più chiaro cos’è l’identità può esserti d’aiuto.

Iniziamo col dare delle definizioni di identità, in modo da rendere più semplice il nostro addentrarci nel concetto.

  • L’identità ha connessione con la coscienza di sé, in particolare con quegli elementi di sé che si sa essere riconosciuti dagli altri e che sono più immediatamente osservabili in modo obiettivo.
  • E’ la propria presentazione al mondo dell’altro e all’ambiente.
  • So cosa presento all’altro e sono consapevole che l’altro ha percepito correttamente quel che ho manifestato.

 

Quando si può parlare di identità e cosa accade quando si è alle prese con la sua organizzazione?

  • Tendenzialmente durante, ed al termine, dell’adolescenza si dovrebbe organizzare l’identità personale.
  • E’ esperienza comune che stando a contatto con un adolescente si ha la sensazione di frequenti ed improvvisi cambi di opinione, di atteggiamento somatico ed estetico, di umore, di obiettivi personali e così via; in altri casi vediamo, al contrario, posizioni radicali, idee molto rigide e dettate dalla massima certezza, in vari ambiti: ideologico, affettivo, sull’uso del tempo libero, delle letture.
  • Spesso l’adulto resta colpito dalla instabilità e dalla difficoltà di individuare il giovane adolescente, con cui si trova ad interagire.

          Quali fattori giocano un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’identità?

Un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’identità è giocato dai processi di identificazione (Copley, 1996) in particolare due di questi:

  • Identificazione proiettiva (Klein, 1946)
  • Identificazione introiettiva (Freud, 1921, Klein, 1955)

Lo scopo dell’identificazione proiettiva è di “allontanare parti del Sé” sgradevoli o dolorose, spesso inconsciamente vissute come tali. Esse vengono portate (da qui il termine proiettate) in oggetti del mondo reale esterno o interno, comunque separati dal Sé.

E’ anche possibile assumere come parti del Sé elementi esterni appartenenti ad altri, in modo passivo, acritico che portano ad atteggiamenti non propri, mutuati dall’altro per “comodità”. Si originano così di frequente “falsi Sé” (Winnicot, 1960). Questo processo è molto attivo nel gruppo adolescenziale.

  • L’introiezione, o identificazione introiettiva ha scopi diversi e più evolutivi, con essa, e mediante esperienze buone con il genitore o altra persona significativa, si verifica l’acquisizione di modelli, modi di essere, assunti come propri, in gran parte in modo inconsapevole, comunque avvertiti come mutuati dall’altro e accettati: il tutto avviene nell’infanzia e di nuovo in modo importante in adolescenza (Meltzer, 1973).
  • Il complesso gioco delle identificazioni, della consapevolizzazione delle distinzioni tra ciò che appartiene a sé e all’altro e la accettazione di parti dell’altro (modo d’essere comportamentali, affettivi, emotivi), conduce alla creazione dell’identità personale; in modo distorto può portare a identità fittizie, cangianti e “falsi Sé” (acquisizione di identità non propria, proveniente da modelli altrui già costruiti e disponibili “in pronta consegna”).

Cosa posso si può fare come genitore per aiutare il proprio figlio/a in questo processo?

Non è affatto facile aiutare tuo figlio/a in questo processo. Può essere opportuno che tu riesca ad “accettare i cambiamenti”; cioè che inizi a vedere tuo figlio/a non più come il bambino di prima ma come un ragazzo/a con le sue idee e il suo carattere, cercando di rispettare quelle che sono le sue tendenze. Lui/lei ha bisogno di te, anche quando ti allontana o ti tiene a distanza ha bisogno che tu resti per lui/lei una salda guida. Ha bisogno che tu sia qualcuno con cui lui/lei si può scontrare e che tu resisti a questo scontro, che non ti abbatti e resti saldo. In questo modo egli può avere un oggetto con cui confrontare varie parti di sé. Tu sarai il suo porto sicuro a cui poter fare riferimento ma da cui potersi anche allontanare senza sentirsi eccessivamente in colpa. Bisogna che tu favorisca una sana separazione e per far questo devi essere in grado di confrontarti costantemente con varie parti di te, con i tuoi bisogni e cercare di monitorare costantemente quali sono i tuoi bisogni e quali quelli di tuo figlio/figlia.

Quando devo preoccuparmi?

Se ti accorgi che tuo figlio/a non si sente nella possibilità di “essere se stesso” ma ricorre sempre a modelli preconfezionati o aderisce a identità fittizie devi prestare attenzione. Spesso una serie di disturbi psicopatologici insorgono proprio nell’insicurezza identitaria, ad esempio un disturbo del comportamento alimentare può essere sintomo di una difficoltà nel passaggio da quella che era l’identità infantile a quella che è la nuova posizione, il ragazzo/a non è pronto, non sa dove; né come collocarsi nega la dipendenza negando il cibo offerto ma, paradossalmente, diventa più dipendente (attenzioni, cure ecc). Così come l’entrare a far parte di gruppi “estremi” è un modo per assumere un’identità lì dove non si sa “che pesci prendere”.

Tuo figlio/a ha bisogno che tu sia attento a lui/lei, che lo guardi senza aver paura di vedere e se vedere significa che tu ti metta in discussione allora devi essere pronto a farlo, essendo anche capace di chiedere aiuto ad un esperto. Ricorda che prima si interviene più è semplice il recupero e meno è il tempo che tuo figlio/a passa immerso nella “sofferenza”.

Se hai bisogno di consigli in merito e/o hai dei dubbi non esitare a contattare gli specialisti di Esplosivamente.

 

 

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