Il bullismo non è un fenomeno che riguarda solo le famiglie dei ragazzi che lo subiscono, ma anche le famiglie di quelli che lo “praticano”.
Queste ultime spesso si trovano senza punti di riferimento, schiacciate fra la preoccupazione per il proprio figlio e lo stigma del gruppo sociale verso il suo comportamento.
Conosci il bullo di tuo figlio?
Innanzitutto devi comprendere che se tuo figlio è bullo non si rende pienamente conto dell’esito e delle conseguenze delle sue azioni. Il bullo, infatti non è in grado di vedere il punto di vista dell’altro e non riesce a mettersi in discussione per analizzare i propri comportamenti.
Partendo da questa iniziale considerazione non devresti mai fermarti alle apparenze e ai racconti superficiali di tuo figlio, ma cercare sempre di andare oltre e scavare nel profondo della situazione per capire cosa c’è realmente sotto.
Cosa fare
Certamente non è semplice realizzare che tuo figlio sia un bullo ed è facile dunque reagire ad eventuali accuse attaccando la scuola o la vittima, ma ricordati che accettare l’evidenza, prendere coscienza del problema e responsabilizzare tuo figlio è il primo passo per aiutarlo.
Giustificare i comportamenti aggressivi e violenti di tuofiglio non farà altro che rinforzare le condotte da bullo perchè gli farà sperimentare maggiormente l’onnipotenza di cui è vittima.
Allo stesso tempo non insultarlo e non svalutarlo perchè questo attiverebbe in lui solo una ulteriore frustrazione, ma sii fermo e diretto nel fargli capire la tua posizione di dissenso. Lui deve capire che non ti può manipolare e che cio’ che fa è un comportamento sbagliato, grave e dannoso.
Nello stesso momento bisogna comprendere il suo stato emotivo, bisogna cercare di capire cosa gli manca, cosa lo spinge ad essere così nei confronti dei più deboli, cosa vuole comunicare con il suo comportamento.
Comprendere però non significa giustificarlo. Devi intervenire il prima possibile e arginare questo tipo di comportamenti in modo tale che non incorra in sanzioni, sospensioni, bocciature o denunce che in tanti casi amplificano il suo disagio confermando il suo stato di “bullo”.
Allo stesso tempo, però così come dovi cercare di comprendere tuo figlio devi cercare anche di comprendere te stesso. Fai una sorta di autoanalisi e cerca di capire cosa devi cambiare nella relazione con tuo figlio, cosa è mancato e cosa puoi dargli oggi. Spesso queste sono riflessioni molto complicate anche perchè coinvolgono entrambi i genitori, dunque richiedono l’ausilio di uno specialista.
Una psicoterapia potrebbe aiutare voi ed in particolare vostro figlio.
E’ importante infatti che vostro figlio lavori sulla sua autostima (chi infierisce sui deboli non ha vera stima di sé), cercando di sviluppare le sue caratteristiche positive, le sue abilità, l’impegno personale, l’empatia, la collaborazione, la solidarietà. Un lavoro psicoterapico potrebbe stimolarlo a costruire relazioni valide con i coetanei, a esprimere la rabbia in modo differente, a responsabilizzarsi intuendo le conseguenze dei suoi comportamenti.
Ricordati che essere bullo non è un segno di forza, ma di fragilità che deve essere tempestivamente accolta e presa in seria considerazione.
C.P.