“Era così dolce, così affettuoso e presente…adesso non lo riconosco più! Nel giro di pochi mesi si e’ trasformato in un individuo sgarbato che ha poca voglia di raccontare anche solo com’è andata la giornata a scuola. Sembra aver perso tutto il vocabolario accumulato in questi anni. Lo vedi comparire principalmente ai pasti e quando c’è bisogno di una ricarica per la paghetta settimanale. L’unico suono che proviene da parte sua è quello della porta della camera che si richiude alle sue spalle e i passi sulle scale quando esce. Se durante la giornata riesce a dire “ciao” o “cosa c’è da mangiare?” c’è di che festeggiare.
Niente panico, sta diventando grande!
Il silenzio degli adolescenti fa parte della naturale “rottura” con il mondo degli adulti, necessario per la crescita. Il silenzio di tuo figlio adolescente entra in risonanza con il fermento interiore tipico di questa età. Gli sconvolgimenti ormonali, le trasformazioni fisiche, l’incontro con l’altro e i conseguenti stati di alterazione emotiva, non possono essere esplicitati a parole. Probabilmente la paura di tuo figlio è che, aprendo bocca, potrebbe svelare cose che per ora non è in grado di spiegare neanche a se stesso. Ha paura di essere giudicato proprio da te che gli hai insegnato le prime parole. Perciò cerca di non interpretare il silenzio come un tradimento, come aperta ostilità nei tuoi confronti, piuttosto come una difesa necessaria. Non costringerlo a parlare tempestandolo di domande perché questo potrebbe sortire l’effetto opposto e farlo chiudere a riccio. Non sempre è il caso di allarmarsi anche perché a questa età, soprattutto per le questioni più delicate e importanti, i ragazzi si rivolgono agli amici, ai compagni, a volte a un parente con cui hanno affinità, raramente ai genitori. Inoltre vivono immersi nell’era della comunicazione tecnologica veloce e immediata, a volte incomprensibile per chi non vive nel loro mondo. Siamo nell’epoca degli sms, delle mail, dei post, linguaggio che gli adolescenti padroneggiano perfettamente e che corrisponde al bisogno di crearsi uno spazio privato, dove agli adulti è vietato entrare.
Cosa fare? …. Semplice…Parlate voi!
Quando riuscite ad averlo vicino per qualche minuto, magari prima di andare a dormire, raccontategli brevemente la vostra giornata, facendo riferimento al fatto che avete pensato a lui. Anche se magari l’unica risposta sarà uno sbuffo, negli anni si ricorderà con tenerezza della vostra attenzione. Quando non lo capite, un semplice “come stai?” è sufficiente per rassicurarlo del fatto che non vi fate spaventare dal silenzio e che comunque ci siete senza aspettarvi troppe risposte.
C.P.