Non bastano più le chiacchierate, le ore al telefono, le passeggiate nella città?
Questo è stato il primo pensiero che mi è balzato nella mente non appena ho capito che qualcosa stava cambiando. A tredici anni della dipendenza da droghe “leggere”, puoi solo sentirne parlare in tv o vederla raccontata nei film, ma non avrei mai pensato che proprio io mi sarei trovata faccia a faccia con le conseguenze che questo aspetto comporta.
Amiche sin dalle elementari, io ed M. eravamo state inseparabili. Non avevamo mai litigato perché volevamo essere la stessa Winx nell’ora di gioco in giardino, condividevamo la merenda, il pranzo quando capitava, ci tenevamo la mano quando all’uscita dovevamo metterci “in fila per due” e fortunatamente siamo capitate insieme anche alle medie. Alle medie qualcosa è diventato più forte, ma più difficile.
Lo studio era diverso, non giocavamo più con le Winx e non ci tenevamo più la mano all’uscita…però passavamo le ore al telefono, ore ed ore di risate, di pettegolezzi e di riflessioni (per quanto sia possibile riflettere a quell’età).
Ma si sa, durante la crescita cominci a capire il modello che vuoi cercare di seguire, la persona che vuoi diventare e le cose che proprio non sopporti. Io questo l’ho capito subito, peccato che M. stava prendendo una strada diversa, che non mi piaceva e che faceva parte di tutto ciò con cui non volevo avere a che fare.
Durante la terza media, noi ragazzi ci sentiamo sempre più grandi e invincibili, lontani da quell’infanzia che in realtà abbiamo da poco lasciato. Proprio per questo, si iniziano le prime esperienze, seguendo il compagno più ribelle che ti porta a fare cose che tutti ti dicono siano sbagliate. Io ho sempre pensato che la vita non deve essere buttata dietro a persone che ti fanno solo del male, per questo sono sempre stata lontana da determinati tipi di soggetti. Pensavo di poter imporre questo anche all’unica persona che probabilmente volevo veramente avere al mio fianco e che mi aveva accompagnato in tutta la mia crescita… fino a quel momento. Peccato che invece, la strada che lei intraprese fu esattamente opposta alla mia, e per mantenere quel legame tanto importante per me cercai di adattarmi. La sua dipendenza però cresceva, e mentre lei passava sempre più pomeriggi in quel vicolo a fumare, io mi ritrovavo all’angolo della strada, da sola, ad aspettare che finisse. Se M. era stata nel mio mondo fino a quel momento, io non volevo più essere nel suo, perché mi stava stretto.
Non sapevo più se la persona sbagliata ero io, che sentivo quel mondo come un vicolo cieco e non volevo farne minimamente parte, oppure semplicemente era tempo di allentare quel legame che mi aveva accompagnato per così tanto tempo. L’unica cosa plausibile da fare era quella di parlare e tirare fuori tutti i sentimenti, almeno i miei. Il più grande, il più doloroso che sentivo era il sentimento di abbandono… era possibile che una cosa così futile e momentanea, potesse sostituire qualcosa di tanto bello e forte come l’amicizia?
Ho parlato, ho spiegato, ma purtroppo la scelta tra il rimanere dipendente e il rimanere in linea con me, aveva come unica soluzione il continuare a ritrovarsi con altre persone nel vicolo stretto e buio a “divertirsi” senza di me, perché forse, purtroppo, l’euforia del momento non basta mai.
I. 17